mercoledì 12 giovedì 13 aprile 2023 - ore 21
IL SIGNORE DELLE FORMICHE
Regia: Gianni Amelio - Sceneggiatura: G. Amelio, Edoardo Petti, Federico Fava - Fotografia: Luan Amelio - Montaggio: Simona Paggi - Interpreti: Luigi Lo Cascio, Elio Germano, Sara Serraiocco, Leonardo Maltese, Anna Caterina Antonacci, Rita Bosello, Davide Vecchi, Maria Caleffi, Roberto Infurna - Italia 2022, 130', 01 Distribution.
Anni Sessanta. Il drammaturgo e poeta Aldo Braibanti fu condannato a nove anni di reclusione con l'accusa di plagio, cioè di aver sottomesso alla sua volontà, in senso fisico e psicologico, un suo studente da poco maggiorenne. Il ragazzo, per volere della famiglia, venne rinchiuso in un ospedale psichiatrico e sottoposto a una serie di devastanti elettroshock, perché "guarisse" da quell'influsso "diabolico".
?Chiunque sottopone una persona al proprio potere, in modo da ridurla in totale stato di soggezione, è punito con la reclusione da cinque a quindici anni?. Questo recitava il testo del codice penale alla voce del reato di plagio. Dietro tale norma, giudicata poi incostituzionale nel 1981, si era nascosta la presunta giustizia italiana degli anni Sessanta che aveva condannato l'artista Aldo Braibanti per aver plagiato, appunto, con i suoi pensieri intellettuali e politici l'allora diciannovenne Giovanni Sanfratello. Gianni Amelio, attraverso il film Il signore delle formiche, liberamente ispirato al caso Braibanti, affronta la natura pregiudiziale e bigotta insita nell'Italia dell'epoca, in cui, se da una parte cominciavano a nascere rivoluzioni per i diritti civili e ribellioni per la libertà sessuale, dall'altra si rimaneva ancorati ad una morale conservatrice. (Francesca Romito, www.nocturno.it)
La storia di un'odiosa persecuzione processuale di cui fu vittima il poeta Aldo Braibanti negli anni '60. (...) Ne Il signore delle formiche Amelio racconta un'atroce storia vera, all'interno di un Paese ancora non pienamente indirizzato verso la rivoluzione dei costumi e dei diritti del '68, in cui nel codice penale, ancora di epoca fascista, esisteva quel reato assurdo, proprio pochi anni dopo il processo Braibanti cancellato, applicato di fatto per mettere sotto accusa i "diversi"; insomma, un "reato di omosessualità", parola inesistente in quel testo, visto che i fascisti ritenevano la "razza italica" maschia e non era neanche paventata la possibilità di una "devianza" di questo tenore. Lo sdegno non prende la mano al regista, che osserva con sobrietà, in fondo non dissimile allo scienziato indagatore del comportamento sociale delle formiche, lo stesso Braibanti, e lascia parlare gli atti del processo, che suonano deliranti. (...) Un giornalista de L'Unità, interpretato da Elio Germano, cerca di seguire con passione il processo e di contribuire a sostenere la difesa di Braibanti, con la speranza di ricostruire la verità, contribuendo a suo modo a uno svecchiamento di un Paese ripiegato su sé stesso, su formule e dogmi sociali superati dalla storia. Non che lo aiuti troppo però il direttore, visto che anche il campo progressista si dimostra bisognoso di progredire, mentre l'opinione pubblica è disattenta, distratta da altre priorità. "Questo processo è lo specchio del nostro Paese, è per questo che devi combattere", dice a Braibanti cercando di spronarlo, di spingerlo a difendersi, a rivolgersi alla corte e indirettamente alla società, superando il rischio di risultare arrogante. Non cerca di apparire diverso da quello che è, infatti, il poeta. Non vuole essere "né un mostro né un martire". Il signore delle formiche è un ritratto rigoroso e pieno di dignità di due persone libere, capace di emozionare senza scorciatoie o facili bozzettismi. (Mauro Donzelli, www.comingsoon.it)