Le nostre recensioni
L'ULTIMO TERRESTRE
Regia: Gianni Pacinotti - Italia 2011.
Ormai solo l’arrivo degli alieni può salvare questa nostra Italia bistrattata, berlusconizzata, confusa, disillusa e priva di valori. È quanto sembra suggerirci il fumettista pisano “Gipi”, al secolo Gian Alfonso Pacinotti, col suo interessante lungometraggio d’esordio “L’Ultimo terrestre”. Pacinotti, classe 1963, attingendo alle storie brevi del collega Giacomo Monti (“Nessuno mi farà del male”, 2010, ed. Canicola) ci racconta la storia di Luca Bertacci, un solitario con problemi di relazione grandi come una casa. Luca fa il cameriere in un orribile Bingo, mobbizzato dal suo responsabile e dai colleghi.
Abbandonato dalla madre quand’era bambino, scopriremo poi che la drammatica realtà è un’altra, ce l’ha con le donne ed è incapace di vere relazioni affettive. È attratto da una vicina di casa, la spia, ma non sa andare oltre e risolve le sue pulsioni sessuali a pagamento in un luogo che non a caso è sovrastato da un cartellone pubblicitario dedicato alla “famiglia felice”. Pur avendo un solo amico, un trans che si vende ai margini di una strada, è incapace di difenderlo quando questi subisce una becera violenza. Luca è troppo spaventato, confuso, chiuso in se stesso. In questo film (come spesso nella realtà) sono i maschi a farci una pessima figura: ubriaconi, ipocriti, vigliacchi, maschilisti, violenti sino all’omicidio, da soli come in branco. Poi sbarcano gli extraterrestri e tutto cambia, soprattutto per Luca che riuscirà finalmente a reagire e ad andare incontro, forse, ad una vita più felice. Gli alieni di questa storia, fingiamo di non accorgercene ma ne arrivano a frotte ogni giorno a Lampedusa o dall’Est, sono depositari di un’altra cultura: una ricchezza, un’occasione in grado di trasformarci, così come avviene per il protagonista del film. Da soli non ce la faremmo mai.
E non importa se le prime reazioni, alla radio mentre scorrono i titoli di testa, sono di stampo razzista (“Adesso ci ruberanno il lavoro, come hanno fatto i cinesi prima di loro!”): che ci piaccia o no, non possiamo ignorare che in qualche modo finiranno per arricchire, col mutuo scambio, le nostra vite. “L’ultimo terrestre” è una piccola opera, ma è in grado di farci riflettere su cose importanti. Eccezionale, ci segue per tutto il film, lo sguardo torvo del protagonista, un bravissimo Gabriele Spinelli anche lui come il regista alla sua prima esperienza nel mondo del cinema. Chapeau!
Jechenoz