Suburbana Collegno

HOLY SPIDER

mercoledì 8 giovedì 9 maggio 2024 - ore 21

Regia: Ali Abbasi - Sceneggiatura: A. Abbasi, Afshin Kamran Bahrami - Fotografia: Nadim Carlsen - Montaggio: Olivia Neergaard-Holm - Interpreti: Zar Amir-Ebrahimi, Mehdi Bajestani, Arash Ashtiani, Forouzan Jamshidnejad, Sina Parvaneh, Nima Akbarpour - Danimarca/Germania/Francia/Svezia 2022, 117’, Academy Two.

Saeed è intenzionato a compiere una sacra missione: purificare la città santa di Mashhad sradicando la prostituzione attraverso l’eliminazione fisica di quelle donne. Dopo aver già mietuto qualche vittima, è in preda alla disperazione, perché le persone non sembrano interessate alla sua missione divina. Ma una giornalista di Teheran, giunta in città per indagare sullo spietato serial killer, si rende conto che le autorità locali non sembrano avere fretta di trovare il colpevole... Ispirato alla storia vera del serial killer Saeed Hanaei che assassinò 16 prostitute.

Terzo film di Ali Abbasi, regista e sceneggiatore iraniano naturalizzato danese. Girato in Giordania per ovvi motivi di censura, il film tratta argomenti tabù in Iran come la prostituzione e la tossicodipendenza, rendendo rischiosa ma allo stesso tempo necessaria la loro visione sullo schermo come rappresentazione fedele della realtà della vita nella nazione mediorientale. (…) Abbasi costruisce il thriller più intelligente dell’anno, che usa il genere per parlare dell’oggi, raffinatissimo nel suo destrutturare le dinamiche tipiche dell’indagine per mettere in primo piano l’azione politica, ciò che avviene dopo che un killer è stato catturato. (…) Holy Spider racconta l’orrore dell’oggi. Non siamo nel territorio dell’horror di creature, che Abbasi ha esplorato con Border, ma nel terrore dell’Iran della religione, dove il vizio è nascosto sotto il tappeto. Dove una moglie può arrivare a giustificare un marito che uccide prostitute e la città può addirittura manifestare in suo favore. (…) Holy Spider mette in scena l’incoerenza di un regime teocratico, che reprime la figura femminile ma in qualche modo tollera la prostituzione. Un regime che convive con un enorme problema di tossicodipendenza, anche in una città apparentemente santa, in cui i garanti della legge minimizzano certi crimini perché non interessano nemmeno alle famiglie delle vittime e dove il fanatismo religioso giustifica e sostiene il machismo istituzionalizzato nella società iraniana.(…) Se nei due film precedenti, Shelley (2016) e Border (2018), Abbasi si era avvicinato al terrore tentando di catturarlo visivamente, in Holy Spider questo è latente, in ogni inquadratura. Il terrore è essere una donna in Iran. (Agnese Albertini, www.cinefilos.it)

L’unica a dedicarsi anima e corpo alle indagini è Rahimi, giornalista di Teheran vittima anche lei di soprusi e ingiustizie. Decisa a fermare a ogni costo l’assassino, si scontra con agenti indisponenti e arroganti, giudici subdoli e ipocriti e cittadini del tutto disinteressati alla morte di donne dimenticate che secondo molti - troppi - si sono meritate il loro truce destino. Concettualmente campo e controcampo, Saeed e Rahimi divengono i due poli di una descrizione filmica complessa - e ovviamente critica - della società iraniana. Entrambi parte e prodotti di un sistema a cui reagiscono in modi antitetici: l’uno ne segue e applica i principi fino a una sconcertante e sanguinaria iperbole, l’altra lo fronteggia nonostante i rischi, coraggiosamente. (…) In un mondo di produzioni cinematografiche e televisive banali e dimenticabili, Holy Spider si distingue irrevocabilmente e la forza del suo messaggio e della forma con cui viene veicolato rimangono indelebilmente impressi nella memoria. (Sabrina Crivelli, www.ilcineocchio.it)