Suburbana Collegno

TRIESTE È BELLA DI NOTTE

mercoledì 10 giovedì 11 gennaio 2024 - ore 21

Regia: Matteo Calore, Stefano Collizzolli, Andrea Segre - Fotografia: Matteo Calore - Montaggio: Chiara Russo - Documentario, Italia 2023, 75’, ZaLab.

Tra Italia e Slovenia, pochi chilometri sopra Trieste, i migranti asiatici della rotta balcanica che riescono ad attraversare la frontiera vengono fermati dalle forze dell’ordine italiane e rispediti indietro fino in Bosnia, senza venire identificati e senza avere la possibilità di fare richiesta di asilo. Il Ministero dell’Interno definisce queste operazioni “riammissioni informali” e le ha introdotte nel 2020. Nel 2021 il Tribunale di Roma le ha sancite come illegali e sono state sospese fino a novembre 2022, quando il Ministro dell’Intermo Piantedosi le ha riattivate. Come avvengono queste operazioni? Cosa succede a chi le subisce?

Andrea Segre, Matteo Calore e Stefano Collizzolli intervistano tanti di coloro che a quel “game”, come viene chiamato il pericoloso viaggio, hanno partecipato. Sono conversazioni intrise di paure, speranze, aneddoti, resoconti delle difficoltà pratiche (dalle vesciche ai piedi al dissetarsi dalle pozzanghere) (…). Le riprese sul campo si uniscono ai materiali girati in prima persona dai migranti, con i telefoni, e alla forte presenza della musica che li ha accompagnati. Elementi che danno al documentario un’immediatezza quasi effimera, lontana dall’estetica più costruita di altre opere. È un’efficace narrazione senza filtro e senza fronzoli, per quanto toccante; il che è in un certo senso il modo più autentico di rispettare una storia fatta di sogni pragmatici inseguiti con stoica lucidità. L’idea del documentario non è però solo fornire testimonianza umana; c’è in aggiunta un chiedere conto a livello istituzionale, facendo il punto sulle leggi che governano l’immigrazione nel nostro paese. Gli autori lo fanno affiorare naturalmente dai racconti, ma non fanno sconti su quanto è avvenuto negli ultimi anni con la politica delle riammissioni informali. Un percorso ambiguo, fatto di dietrofront e riprese, che in parallelo influenza quello ben più concreto di chi ancora sogna di affacciarsi sul confine e vedere Trieste. (Tommaso Tocci, www.mymovies.it)

Un film sull’orrore quotidiano, sulle ipocrisie di un sistema che si barrica dietro la burocrazia, sulle atrocità commesse dai guardiani dei confini nei confronti di chi, semplicemente, rivendica il diritto a vivere e si ritrova coinvolto in un «gioco», nel cosiddetto game, quella sfida a percorrere la rotta balcanica per arrivare in Italia, evitando tutte le minacce di una vera e propria caccia all’uomo. I registi hanno dato la parola ai richiedenti asilo della Casa Malala di Trieste e a chi quel viaggio lo deve ancora portare a termine. E ne viene fuori una testimonianza collettiva che dovrebbe ferire chi l’ascolta. Perché annientare le storie di esseri umani, respingendoli, senza nemmeno ascoltare la loro vicenda, è tra le vergogne di una nazione che si definisce evoluta e democratica, accogliente e tesa al rispetto dei diritti umani. (…) Tra racconti drammatici, denunce, omissioni, vi è anche lo spazio per una visione diversa che va oltre il baratro posto dinanzi alla nostra epoca. È uno dei migranti che è riuscito a scoprire qualcosa di diverso, a provare un sentimento oltre la paura: «Per me il momento di maggiore felicità è stato quando abbiamo attraversato il filo spinato dalla Slovenia. In quel momento dalla montagna si vedevano le luci della città nell’acqua. Vederle è stato un momento di grande felicità nella mia vita. Dal confine, dall’alto, di notte, Trieste è molto bella». (Mazzino Montinari, ilmanifesto.it)