Suburbana Collegno

GLI ORSI NON ESISTONO

mercoledì 25 giovedì 26 ottobre 2023 - ore 21

(Khers Nist) Regia e sceneggiatura: Jafar Panahi - Fotografia: Amin Jafari - Montaggio: Amir Etminan - Interpreti: Jafar Panahi, Naser Hashemi, Vahid Mobaseri, Bakhtiar Panjei, Mina Kavani, Reza Heydari, Mina Khosrovani - Iran 2022, 107’, Academy Two.

Una strada e una coppia. Lui ha procurato per lei un passaporto falso per consentirle di espatriare ma quando la donna apprende che non partiranno insieme rifiuta di lasciarlo. Uno “Stop” ci informa del fatto che si tratta di una scena di una docufiction che Jafar Panahi sta cercando di dirigere a distanza da un villaggio in cui il segnale è estremamente precario. Ma anche la vita in quel luogo è precaria e il regista si trova invischiato con le politiche del Consiglio degli anziani del villaggio avendo scattato una foto che ritrae una relazione clandestina tra un ragazzo e una promessa in sposa al figlio di uno degli anziani...

Come è noto Jafar Panahi già nel 2010 aveva subito una condanna che prevedeva per venti anni l’impossibilità di girare film, espatriare ed avere contatti con i media. Di recente però, essendosi recatosi alla Procura di Teheran per avere informazioni su un altro regista detenuto, è stato arrestato e condannato a sei anni di reclusione. Questo film si propone come una sorta di (ovviamente speriamo temporaneo) punto fermo nella sua filmografia. Ancora una volta, da artista che non si piega ai diktat del potere, riesce ad eludere tutti i vincoli e a consegnarci una sua riflessione sul cinema e sulla società iraniana. Per quanto riguarda il cinema ci mostra come possa ancora essere un mezzo di denuncia a cui solo la mancanza di campo può porre degli ostacoli. (…) Resta comunque il bisogno irrefrenabile dell’artista di esprimersi con il mezzo a lui più congeniale, giocando anche sulla sospensione dell’incredulità. Lo spettatore deve pensare ad un Panahi in solitudine nel villaggio mentre invece viene ripreso con camera in movimento da qualcuno che è lì con lui. Questa però non è finzione nel senso deteriore del termine. È fare cinema di testimonianza esponendosi in prima persona ponendosi dietro e davanti alla macchina da presa non avendo il timore di firmare così la propria condanna pur di raccontare senza costrizioni servili. (Giancarlo Zappoli, mymovies.it)

Il centro di Gli orsi non esistono riguarda la paura e la disperazione. La paura, come dice in maniera inequivocabile uno degli abitanti del villaggio, è ciò su cui attecchiscono le superstizioni e si struttura il potere. È la proiezione di mostri che non esistono e che sono funzionali al controllo. Non ci sono orsi qui. La disperazione è ciò che prende alla gola, dopo che è stato frustrato ogni tentativo di resistenza, di uscire dall’asfissiante maglia degli usi e delle leggi. E quindi ogni libera espressione, ogni gioia, ogni slancio d’amore puro. Invece, per Panahi, l’importante è lottare, continuare a filmare, ovunque, in qualsiasi condizione, contro ogni imposizione. Continuare a contrabbandare le proprie immagini, facendole circolare anche nel modo più clandestino e rocambolesco. Continuare a pensare, scrivere, vivere, anche quando non si ha più voglia. Certo il film si conclude su due gesti disperati, violenti. Che non sembrano lasciare molto margine alla speranza. Panahi sembra inerme. Di fronte alla morte, distoglie lo sguardo, per un estremo gesto di pudore e di etica. Ma non per questo si ferma. Continua a guidare ancora un po’. E a girare, nonostante tutto. Nell’ultima inquadratura tira il freno a mano. Ma il motore è ancora acceso. Almeno sino al prossimo film. (Aldo Spiniello, www.sentieriselvaggi.it)