Suburbana Collegno

L’OMBRA DI CARAVAGGIO

mercoledì 18 giovedì 19 ottobre 2023 - ore 21

Regia: Michele Placido - Sceneggiatura: Sandro Petraglia, M. Placido, Fidel Signorile - Fotografia: Michele D’Attanasio - Montaggio: Consuelo Catucci - Interpreti: Riccardo Scamarcio, Louis Garrel, Isabelle Huppert, Micaela Ramazzotti, Tedua, Vinicio Marchioni, Lolita Chammah, Alessandro Haber, Michele Placido, Moni Ovadia, Gianfranco Gallo, Brenno Placido, Lorenzo Lavia, Gianluca Gobbi, Maurizio Donadoni - Italia/Francia 2022, 120’, 01 Distribution.

Napoli, 1609. Michelangelo Merisi, noto come Caravaggio, trova rifugio presso i Colonna in attesa della grazia papale che gli permetterebbe di sfuggire alla decapitazione per aver ucciso l’amico-rivale Ranuccio. Il pittore sostiene di essersi difeso da un agguato, poiché durante la sua vita “da avanzo di galera”, fatta di bevute e di rapporti sessuali con “donne di malaffare” e ragazzi, le risse sono state all’ordine del giorno. Del resto, la sua “vita spericolata” è riflessa nei suoi dipinti, in cui una prostituta può diventare la Vergine Maria e un senzatetto San Pietro capovolto sulla croce. Per questo la Chiesa gli mette alle calcagna una sorta di inquisitore che ha il compito di indagare sul suo passato.

Caravaggio aveva ben chiaro quella che sarebbe dovuta essere la sua arte. Voleva dipingere il vero, il dolore dell’umanità, i miserabili. Così, mentre l’arte sacra dipingeva i cieli, gli angeli, i colori chiari, un mondo astratto e lontano dalla realtà, Caravaggio viveva nei bassifondi, nelle strade, tra il popolo, respirava quell’aria e se ne impregnava. Viveva a fianco delle prostitute, dei mendicanti, dei derelitti, e li raffigurava nei panni di Madonne, santi e creature mitiche. In questo modo elevava la povera gente a opera d’arte, li riscattava, idealmente li salvava. Mentre una Chiesa lontanissima da tutto e tutti non se ne occupava minimamente, con l’eccezione di preti illuminati come San Filippo Neri. (…) Quello che fa bene il film di Michele Placido è proprio quello di far capire, in modo semplice, come sono nate quelle opere d’arte, che cosa possiamo vederci dentro, il loro senso più intimo. Non è una cosa da poco, perché il cinema, quando racconta un personaggio, tende a concentrarsi sulla sua vita, e raramente a farci capire il senso della sua arte (…). Un buon film, che ha il pregio di essere perfettamente funzionale, diremmo propedeutico, allo studio e alla comprensione dell’arte di Caravaggio. Uscirete dalla sala non con la voglia di rivedere questo film, ma con quella di andare a farvi ipnotizzare e abbagliare dalle opere di Caravaggio. (Maurizio Ermisino, www.movieplayer.it)

Si respira l’aria del grande cinema civile delle stagioni nobili del cinema italiano (viene in mente il Giordano Bruno di Giuliano Montaldo, soprattutto). E si sente l’urgenza non solo estetica ma anche civile e sociale di raccontare una storia così. Più credibile di tutti gli altri Caravaggio visti finora sullo schermo (…), il Caravaggio di Scamarcio incarna l’archetipo dell’artista ribelle e maledetto, che non accetta i canoni e i codici dominanti, che sfida se stesso e la sua stessa fama, che dipinge per istinto e per passione. Ma quando la Chiesa gli intima obbedienza, ricordandogli che lui non possiede nulla e che tutto quello che fa appartiene alla Chiesa (“Sono nostre le chiese in cui esponi i tuoi quadri, e nostre le storie che racconti…”) lui non può che opporre la sua rivolta di uomo solo davanti a un potere tanto più grande di lui. È il destino degli artisti non allineati, visionari e innovatori. C’è sempre un’Ombra che li pedina, li controlla e li spia. Se ci fossero in giro artisti non allineati e visionari, probabilmente sarebbe così anche oggi, anche ora, anche qui. (Gianni Canova, welovecinema.it)