Suburbana Collegno

LAGGIÙ QUALCUNO MI AMA

mercoledì 8 giovedì 9 novembre 2023 - ore 21

Regia: Mario Martone - Sceneggiatura: M. Martone, Anna Pavignano - Fotografia: Paolo Carnera - Montaggio: Jacopo Quadri - Interpreti: Massimo Troisi - Italia 2023, documentario 128’, Medusa/Vision.

A settanta anni dalla nascita, Troisi viene ricordato attraverso un’opera che coglie tutti i molteplici aspetti del suo essere uomo e artista. Un viaggio che ripercorre la sua carriera di attore e di regista e il ritratto di un uomo dal carattere schivo ed estremamente sensibile, entrambi ricostruiti attraverso le testimonianze di chi, come Anna Pavignano, lo ha amato e ne ha condiviso il percorso di scrittura e di molti altri che ne hanno apprezzato la genialità e l’arte.

“Il cinema di Troisi era bello perché aveva la forma della vita”. Con questa frase paradigmatica si conclude la breve premessa che Mario Martone - e la sua voce fuori campo - usa per aprire Laggiù qualcuno mi ama, il documentario che ha dedicato a Massimo Troisi. Sullo schermo appaiono immagini di repertorio che compongono davanti ai nostri occhi la storia recente di Napoli: gli anni Settanta, le manifestazioni, la devastazione del terremoto del 1980. Martone decide di contestualizzare Troisi, di restituirlo a un tempo e a un luogo sfilandolo dall’agiografia per raccontarlo come un uomo, prima ancora che un attore e un autore, ben piantato nel contesto culturale della sua epoca. Martone confessa la sua ammirazione, si mette in gioco e azzarda un parallelo: Troisi come Truffaut e Antoine Doinel, sospeso in un equilibrio impossibile tra autore e personaggio, come a suggerire un percorso di crescita trasversale, che attraversa i suoi film maturando, cambiando, scartando, spezzando le gabbie di uno schema. (…) Laggiù qualcuno mi ama riesce allo stesso tempo a tessere un ritratto emotivo di un autore e un’opera di critica che ne celebra il valore ripensando e riflettendo in termini puramente artistici. E il discorso non si sfalda mai nonostante aleggi su tutto l’ombra funerea della malattia, che ha accompagnato Troisi fin da ragazzo e che ha plasmato quella sua comicità così malinconica, ferita ma mai rassegnata. Martone rifugge ogni morbosità luttuosa per restituire vividamente anche gli ultimi momenti di vita dell’attore sul set di Il postino, animato da un vitalismo mai piegato che sapeva e voleva guardare - come in tutti i suoi film - alle bizzarrie dell’amore, alle sue conseguenze, all’incrollabile centralità degli affetti. (Federico Pedroni, www.cineforum.it)

Martone costruisce il ritratto di un’anima e un talento eccezionali, sotto la scorza di normalità e il senso di inadeguatezza che trasmetteva il suo personaggio sullo schermo, divertente e straziante allo stesso tempo. Inadatto, fragile e folle: l’“Antoine Doinel italiano”, lo definisce il regista di L’amore molesto, ritrovando in lui e nella sua poetica caratteristiche che rimandano direttamente a Truffaut. (…) E poi c’è Napoli, alla quale Troisi guarda con affettuosa indolenza, cercando tuttavia di metterne in discussione i cliché e gli eccessi. La dimensione comica unita all’esplorazione dell’animo umano, una capacità mimica fuori dal comune e la dolcezza che infonde ai suoi personaggi, tanto da rendere l’accostamento a Charlie Chaplin non così azzardato, sono ulteriori aspetti che completano questo racconto sincero che Martone dedica a un artista suo concittadino amato e rimpianto, un tenero omaggio “da regista a regista” che per due ore riporta lo spettatore indietro nel tempo, a una stagione creativa irripetibile. (Vittoria Scarpa, www.cineuropa.org)